Orchestra Sinfonica di Milano - Articoli

Progetto Educational

Pubblicato il 27/12/2023

In occasione della giornata internazionale dell'infanzia, che si celebra il 6 gennaio, abbiamo incontrato l'affiatato gruppo di lavoro - composto da Maria Teresa Tramontin, Marcello Corti, Elisabetta Broggi e Carola Gay (purtroppo Pilar Bravo, direttrice dell'Orchestra Sinfonica Kids e di Musica da Cameretta, all'epoca dell'intervista era all'estero) - che si cela dietro al Progetto Educational per due chiacchiere intorno alle loro attività e alla ricchezza di lavorare con i più giovani, che formeranno i musicisti e il pubblico di domani. 

Come è nato il progetto Educational?

Carola Gay Il progetto Educational è nato 23 stagioni fa, con la prima stagione del Crescendo in Musica. La Fondazione ha iniziato rivolgendosi a un pubblico di bambini per poi procedere con la parte performativa. Sotto il nome di Progetto Educational risiedono molte attività, dove i giovani sono coinvolti sia come pubblico, sia come musicisti e coristi.  Le attività performative invece sono iniziate circa 15 anni fa, nel 2008. Inizialmente partito come corso propedeutico, con l'arrivo di Maria Teresa Tramontin questo nuovo gruppo ha preso la forma di una vera e propria formazione: il Coro di voci bianche (dagli 8 ai 16 anni). In seguito nasce anche il Coro dei Giovani (dai 16 ai 23 anni). Le orchestre giovanili hanno iniziato la loro attività nel 2010, se non sbaglio. Vero Elisabetta?

Elisabetta Broggi Io sono arrivata nel 2008 con l'Elba Jazz Festival. Le attività delle orchestre dei bambini hanno avuto il loro esordio con l'Elba Jazz Festival, un'iniziativa che all'epoca avevo proposto alla Fondazione. L'avventura, iniziata grazie all'ospitalità ricevuta nel Festival, raccoglieva una ventina di ragazzini con un'età compresa tra i 10 e i 17 anni, i quali hanno dato vita alla prima orchestra jazz di bambini in Italia. In seguito alla quale abbiamo avuto la possibilità di partecipare al Roma Jazz Festival (Parco della Musica). Il punto di partenza del progetto è stata una compagine molto piccola formata per uno specifico repertorio...e da lì è partito tutto. Prima c'era un'unica orchestra che raccoglieva ragazzi con una fascia d'età molto ampia. Poi, di anno in anno, il percorso si è strutturato su un percorso di formazione più dedicato: è nata la Baby Orchestra (dai 6 ai 10 anni), Kids Orchestra (dai 10 ai 15), Junior Orchestra (dai 16 ai 20 anni). Nel corso degli anni, abbiamo cercato di proporre queste attività sempre con un occhio attento all'evolversi dei percorsi e delle attività scolastiche. All'epoca della nascita del progetto non c'erano molte scuole ad indirizzo musicale, ora, invece, le formazioni sono strutturate sulla falsariga delle istituzioni scolastiche. Il percorso è stato amplificato attraverso la nascita di masterclass estive all'estero (in Europa, ma anche in USA e in Russia) o in Italia, con realtà particolarmente affini alla nostra. 

© foto Angelica Concari

Che cosa significa lavorare con i bambini e gli adolescenti?

Maria Teresa Tramontin Le difficoltà sono quelle che tutte le famiglie e le scuole hanno nel gestire dei bambini e degli adolescenti. Dal punto di vista musicale, penso che le difficoltà riguardino principalmente chi lavora con uno strumento di contatto, dove è necessario conoscere la musica. Nella pratica vocale non c'è questa necessità, l'importante è che siano intonati (al contrario del Coro degli Stonati eheh). Il problema può essere, talvolta, di tenere insieme i gruppi, far comprendere l'importanza di un'attività di questo genere (ai genitori per i più giovani, mentre i più grandi vanno responsabilizzati).

Se mi permettete, vorrei aprire una piccola parentesi, sul nostro ruolo fondamentale di maestri musicali ed educatori. Si chiama Educational e non è solo associato a una questione musicale. Noi siamo come le terze parti: dopo famiglia e scuola, ci siamo noi. Abbiamo un ruolo fondamentale nell'educazione dei ragazzi, indipendentemente dall'attività che svolgono (che sia musicale o sportiva). E' un passo oltre all'insegnamento della tecnica vocale e di uno strumento: si tratta di insegnare a stare insieme. In orchestra e in coro non siamo solisti, a scuola sì. Devi imparare a stare insieme agli altri, e il prodotto finale non è personale, ma finalizzato al saper stare con gli altri. Un processo molto difficile, non dal punto di vista musicale, ma di vita. Questa esperienza rimane una palestra di vita: esistono gli altri. 

Marcello Corti Vorrei sottolineare un altro aspetto che risulta duplice nel nostro lavoro. Io lavoro con l'Orchestra Junior, ragazzi che hanno tra i 16 e i 19 anni, che hanno potenzialità illimitate dal punto di vista musicale. Lavorare con i ragazzi oggi richiede da parte dei professionisti delle competenze sia manageriali che produttive, nel senso che il primo compito di un direttore è quello di trovare degli obiettivi che siano giusti (sia per la crescita musicale, sia per la crescita del progetto). La scelta del repertorio e delle attività è estremamente importante. Chi lavora con i ragazzi dev'essere anche project manager. Ogni produzione richiede una calendarizzazione delle prove, la sua gestione in una determinata maniera, un obiettivo da raggiungere. Il percorso di costruzione di uno spettacolo dev'essere fatto insieme ai ragazzi ed ecco che, di nuovo, quest'aspetto produttivo si intreccia con quello educativo. Con i ragazzi, in particolare, è fondamentale la complicità nel raggiungimento di un obiettivo: il concerto. 
Far convivere questi due aspetti complementari è una grande ricchezza per la Fondazione. Elisabetta (Broggi) e Carola (Gay) dicono spesso ai ragazzi "voi avete la responsabilità di portare un concerto a un pubblico all'interno della programmazione di una delle sale più importanti d'Italia". Per portare avanti questo progetto bisogna avere tante competenze: musicista, un po' psicologo, un po' organizzatore...un po' tutto. La soddisfazione di arrivare al concerto conclusivo e di ricevere l'applauso del pubblico e il sorriso dei musicisti stessi è la soddisfazione più grande da un percorso di questo tipo. 

Carola Gay In particolare, bisogna saper fare la parte dello psicologo.
La differenza tra Orchestra e Coro risiede anche nel numero di volte in cui ci si incontra. Il coro ha una cadenza settimanale, mentre l'orchestra prova a ridosso delle produzione. Con i ragazzi del coro si instaura un rapporto più intimo. Con Maria Teresa (Tramontin) abbiamo dovuto constatare che il Covid ha lasciato gravi ripercussioni su alcuni ragazzi. Alcuni li abbiamo persi per strada, altri hanno tante difficoltà con la loro età (già non facile). 
© foto Angelica Concari

Dalla vostra esperienza, che cosa imparano i ragazzi e che cosa imparate voi, invece?

Marcello Corti Io imparo a scegliere obiettivi migliori e ad adeguare il mio linguaggio e le mie richieste a chi ho di fronte. Prima di mettere in discussione gli altri, gli obiettivi, devo mettere in discussione quelle che sono le mie competenze e le mie richieste. 

Maria Teresa Tramontin Loro mi insegnano a insegnare. Non è semplice insegnare, come diceva Marcello bisogna sempre trovare un linguaggio appropriato. Confrontarsi con loro con un linguaggio che loro possono comprendere. C'è sempre un confine che non deve essere superato. 

Carola Gay I ragazzi imparano a rispettare un ruolo all'interno della comunità, perché cantare in un coro o suonare in un'orchestra significa mettere a disposizione degli altri le proprie capacità e imparare a riconoscere il proprio ruolo all'interno del gruppo. 

Elisabetta Broggi Noi lavoriamo affinché l’esperienza “orchestra" per i ragazzi non sia solo un impegno a cui tener fede o una passione da coltivare per un po’. Ho imparato che il teatro, la sala da concerto, le sale prove non sono solo luoghi attrezzati per fare musica, ma idee in cui la musica convive con le dimensioni delle relazioni, delle esperienze, delle competenze e dell’educazione al bello.
E direi che dai risultati tutto questo i ragazzi l’hanno imparato!  
© foto Angelica Concari

L'altro giorno ho trovato un ricordo su Facebook che mi ha fatto emozionare.
Alla fine di una lezione concerto chiedo a un bambino di 6/7 anni: "ti è piaciuto?" 
"Sì, mi sono divertito ed è stato molto bello anche imparare"
...ecco questo mi fa sentire di aver cambiato un pezzetto di mondo! (Carola Gay)

Valentina Trovato

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